Ho appena ricomprato la lavatrice allorché la mia fidata Candy, dopo 23 anni di onorato servizio, aveva esalato l’ultimo respiro.
Ho fatto approfonditi studi su internet, ho paragonato marche, modelli, costi ma, fondamentalmente, la mia scelta è stata guidata da una caratteristica per me fondamentale: che si aprisse immediatamente appena spenta, cioè che non ci fosse quell’attesa, che si concludeva con un campanellino, che ti comunicava quando potevi aprire l’oblò. Non mi interessavano la classe energetica o i giri della centrifuga: io non volevo aspettare, appena mi fossi accorta che mi era caduto un calzino fuori e volessi rimetterlo dentro, questo maledetto sportello che non si apriva.
E così è stato.
Ecco, questa è l’impazienza.
Ma impazienza è guardare ogni cinque minuti attraverso il vetro del forno per vedere se la pasta con la besciamella ha fatto la gratinatura o se la gelatina nel frigo si è solidificata.
Impazienza è cambiare canale ogni istante per vedere se la lunghissima pausa pubblicitaria che ha interrotto il tuo programma preferito è finalmente finita, o guardare il semaforo con odio pensando: “Ma quanto minchia dura???”
Sono impaziente anche col Natale.
Mio figlio compie gli anni il 28 novembre e, quando era piccolo, per intrattenere i suoi amichetti, organizzavo tombole e mercante in fiera distribuendo regalini a tutti. Per giustificare questi giochi approntavo albero, presepe e addobbi in tutta la casa. E mi piaceva moltissimo anche se, dalla finestra del salotto, proprio dietro il presepe montato su un tavolino, si intravedeva in balcone la pomelia ancora fiorita.
E, alla faccia di tutti quelli che cominciano a pontificare che vorrebbero saltare a piè pari tutto il periodo “Vorrei addormentarmi l’8 dicembre e svegliarmi il 7 gennaio”…io mi diverto. Infatti l’abitudine prosegue ancora ora che Carlo, a sedici anni, mi manda a quel paese se gli propongo di invitare i suoi amici, e mi piace avere le candele accese e il presepe con i Re Magi che camminano col cammello per arrivare il 6 gennaio davanti la capanna, l’albero con le lucine dietro la finestra e le tovaglie natalizie comprate in montagna.
Ogni anno, per sfregio, fotografo tutti i decori della casa e li posto su facebook con la didascalia: “E adesso vomitate pure”.
Invece ignoro la Pasqua. Poi questo fatto che non si sa mai quando “cade” (ma perché la Pasqua cade?) e che per capirlo bisogna fare calcoli astrusissimi e da un anno all’altro ci può essere anche un mese di differenza non mi può pace! Non posso esercitare la mia impazienza su un fenomeno a me sconosciuto.
Sono certa, comunque, che la mia impazienza sia energia pura, e che spesso serva come un propulsore.
Così me la tengo e me ne nutro. E buon Natale anche a chi lo odia, perché, probabilmente è un essere infelice.
Come te! Soprattutto per la lavatrice… ☺
Gabriella
Quand’ero piccola anch’io così, ma adesso con figli e nipoti lontani, con un continuo pensiero ” anche quest’anno ce l’ho fatta” mi deprimono un po’ ste fete natalizie! Auguri Geraldinaa te e a tutta la tua famiglia!
Quindi quando scrivo che chi non lo ama è un po’ infelice mi dai ragione???