Geraldina Piazza

La chiocciola

chiòc·cio·la

sostantivo femminile

Nome com. dei Molluschi Gasteropodi Polmonati, e part. delle specie commestibili della famiglia degli Elicidi, amante dei luoghi umidi e ombrosi, ha un’ampia conchiglia elicoidale destrorsa, capace di accogliere tutto il corpo dell’animale; si nutre di vegetali e talvolta di piccoli invertebrati. In similitudini: fare come le chiocciola, fare una vita da chiocciola, starsene sempre rinchiuso in casa.

Capace di accogliere tutto.

Ecco dove sta il succo della mia vita.

Da un anno abbiamo comprato la casa che era dei miei suoceri proprio sopra la nostra. Più o meno lo stesso taglio, solo che sopra c’è una bella terrazza e un superattico con una vista spaziale.

Sette mesi di lavori, stressanti, che hanno rivoluzionato la nostra vita.

La nostra casa nuziale, e anche prenuziale perché la nostra vita insieme è iniziata con una convivenza, ci ha visto felici per 22 anni. Anni in cui sono riuscita a riempire la nostra casa fino all’orlo. Eppure, non me lo posso più scordare, quando cominciammo questa avventura, un lontano 31 dicembre, appena andarono via i traslocatori, mi sedetti sul letto e cominciai a piangere. Era subentrato in me lo scoramento di una scelta “definitiva”, mentre Paolo mi guardava sgomento. Poi passò tutto, e fu l’inizio di un periodo felice.

Ora si ricomincia e, a poco a poco, con dei grandi sacconi blu dell’Ikea, ho trasportato da un piano all’altro di tutto. Dai servizi di piatti e bicchieri alle tovaglie, dalle lenzuola agli asciugamani, e poi suppellettili di tutti i tipi, bene avvolte in quella meravigliosa plastica trasparente a pallini che protegge ogni cosa. Ma non protegge il mio cuore dalla devastazione di questo cambiamento.

Ho avuto due Renault 4 per un totale complessivo di 16 anni, sono stata a sciare a Kitzbuhuel per 15 anni e ora sono 15 anni che vado in Val Gardena. Sto con mio marito da 22 anni e, come si è capito, non amo i cambiamenti.

Vedere la MIA casa devastata, senza i mobili, con i lampadari cambiati (gli altri sono già passati al sesto piano), la plastica a palline buttata per terra sopra scatole vuote abbandonate mi deprime, mi scombussola e mi disorienta.

Devo anche fare una cernita su cosa portare a casa nuova e cosa lasciare a disposizione dei nuovi eventuali affittuari, siano famiglia o, eventualmente, turisti.

Come si può scegliere fra vari pezzi della propria vita? Sono un’ACCUMULATRICE SERIALE. Non mi libererei di nulla. So esattamente da dove proviene ogni oggetto, ogni mobile, ogni quadro della mia casa, compresi quelli ereditati dalla mia famiglia. Mio marito dei suoi non sa nulla. Come può vivere senza radici?

E chi abiterà la nostra vecchia casa? Sarà qualcuno che godrà della meravigliosa vista sul Ficus centenario di Villa Trabia? Con tutte le foglie che cambiano colore, dal verde al marrone, a ogni raffica di vento? Che si accorgerà che tra le gru, in fondo al porto, nei giorni più nitidi si vede Alicudi? Oppure ci abiteranno persone che neanche guardano fuori o che, peggio, tengono le tende sempre tirate perché non amano la luce?

Ho tergiversato nel traslocare il letto, come se non volessi lasciare la nostra stanza, da cui peraltro mancava già il cassettone, il settimanile e il comodino di Paolo.

E’ come se con l’ultima granfa rimasta mi aggrappassi allo stipite della porta.

Lo sguardo è sempre volto indietro, accarezzando i quadri ancora alle pareti e le vetrine con i miei gatti e le papere di mamma. E allora mi sforzo, salgo le due rampe di scale che mi separano dal “nuovo”, dall’”ignoto” e penso:

“Però! Casa nuova è proprio bella…”

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