Geraldina Piazza

Ma chi l’ha deciso che la cuccìa si mangia solo il 13 dicembre?

Sono più di quindici anni che il 13 dicembre siamo in montagna a sciare per la settimana “superpremiere”, cioè quella più economica dell’anno in un periodo in cui tutto è pronto ma non c’è nessuno. Una vera pacchia.

Ma, la prima volta che salivamo lungo l’autostrada del Brennero, cantando canzoncine natalizie, mi resi conto che non avrei mangiato la mia adorata cuccìa. Così, rientrando, prima di Natale, siccome me la canto e me la suono da sola, ho deciso di farmela. Tempo di mettere a mollo il grano che il 28 era già in pentola a pressione. 

Mentre la valvola fischiava telefonavano gli amici e, alla richiesta “che stai facendo?”, restavano basiti quando spiegavo che mi stavo preparando la cuccìa. “Ma come? Non è Santa Lucia!” – “E a me che me ne frega? Tanto sono io che me la cucino. Mi piace e me la mangio quando voglio!”

Facebook era giovane giovane, e con esso nascevano i primi gruppi. Fu così che decisi di fondarne uno mio: “Ma chi l’ha deciso che la cuccìa si mangia solo il 13 dicembre?”

In pochissimi giorni si aggregarono tutti i fan dell’amato dolce di penitenza (!) che mi conoscevano. Poi sono arrivati anche quelli che non mi conoscevano direttamente ma tramite amici e parenti, e poi anche perfetti estranei. 

Almeno due volte l’anno faccio una riunione a casa dove devo fermare gli inviti a 25, e contando che siamo arrivati a 134 membri è un bel daffare. I “Cuccìa party” sono fatti, tassativamente, fuori dal periodo canonico, in genere a novembre e febbraio.

Durante l’anno ci sono anche il “Pasta col forno party” e il “Melanzana day” in estate. Un vero tripudio gastronomico. Una volta che mi scordai di stoppare le adesioni arrivammo a 45 e dovetti chiedere alla zia Mimmi di prestarmi la casa (villa Pottino) per farceli entrare tutti. Ci facemmo delle bellissime foto seduti sullo scalone della hall!

L’anno scorso, a Selva di Val Gardena sapevo che avrei incontrato degli amici palermitani emigrati a Montecatini, in Toscana, che non trovandosi mai a Palermo nella fatidica data non mangiavano cuccìa da trent’anni, così portai il grano bollito e la crema già fatta in borsa termica da Palermo e gliela approntai in mezzo alla neve. Ne beneficiò anche Katyuscia Demez, ex campionessa di sci di Coppa del Mondo, e nostra amica gardenese, che se ne mangiò tre coppette di fila!

Ora, dopo tantissimi anni, mi ritrovo a Palermo il 13 dicembre e, naturalmente l’occasione non scappa.

La pentola a pressione fischia dal piano di sotto spandendo l’odore del grano bollito per casa. 

Domani verranno a pranzo i miei nipoti con la loro mamma, e spero di riuscire ad addolcire i loro pensieri cupi. La mancanza così fresca e improvvisa di un papà non si compensa con un dolce, ma almeno la nostra presenza dovrebbe far loro capire che avranno addosso, per sempre, un caldo cappotto per rendere meno freddo questo inverno. 

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