Geraldina Piazza

Una brutta storia

Da dove posso partire per raccontare una brutta storia?

Forse dal protagonista: un ragazzo di 23 anni, molto studioso e, magari, un po’ chiuso. Ed è proprio questa sua caratteristica che ha giocato a suo sfavore.

Mauro festeggia i suoi 18 anni

I suoi amici e colleghi di studio, stufi di vederlo sempre sui libri di medicina, quella maledetta sera di gennaio lo convincono a uscire per andare a distrarsi un po’ in uno dei tanti locali sui Murazzi, sul lungo Po.

Locali ai Murazzi – Torino

E’ tardi, però c’è ancora casino e, davanti a loro tre ragazzini e due ragazzine fanno caciara tentando di entrare. Qualcuno di loro ha meno di 18 anni e, secondo le regole del locale, dopo la mezzanotte i minorenni non entrano.

Si allontanano imprecando e meditando rappresaglie. Così, risaliti sulla strada, controllano gli orari della fermata dell’autobus, e, calcolando il tempo per scappare, afferrano una bici elettrica a noleggio abbandonata vicino al parapetto, e la sollevano lanciandola sulla folla. Quindi, senza nemmeno guardare cosa succede di sotto, corrono verso l’autobus per tornare verso casa, in periferia. Le telecamere li immortaleranno poi intenti a baciarsi in un chioschetto di bibite come se nulla fosse.

Intanto, sotto, la catastrofe.

Viene colpito un solo ragazzo, ed è Mauro, che, anche quella sera, voleva restare a casa.

Gli spezzano, in un sol colpo, due vertebre cervicali e si accascia, in un lago di sangue, come un pupazzetto inanimato. Gli amici lo raccolgono e di corsa arrivano in ospedale. Nel frattempo i genitori ricevono, a Palermo, dove abita la famiglia, una telefonata che nessun padre e nessuna madre vorrebbe mai ricevere.

Mauro viene operato ma non riescono a ridare vita alle sue braccia e alle sue gambe, cosicché lo sedano per stabilizzarlo.

Viene anche ventilato artificialmente ed entra in terapia intensiva.

Immediatamente, le notizie che arrivano a Palermo, gettano nello sconforto chiunque lo abbia conosciuto; si attivano dei gruppi di preghiera perché il mantra recita: “Solo un miracolo lo può salvare”.

Si prega ovunque, dalla missione di Biagio Conte, scomparso da pochissimo, alla Spagna, dove un’amica, che vive là, mi racconta di recitare il rosario per lui con un gruppo di credenti spagnoli, dalla Cattedrale di Palermo alla chiesa di Santa Rita, protettrice dei casi disperati e impossibili.

Io vengo contattata da persone che non conosco che, affrante, mi chiedono notizie e si preoccupano di fare arrivare il loro pensiero positivo alla famiglia.

Nel frattempo vengo a sapere che Mauro si è beccato una polmonite bilaterale, a quanto pare molto frequente pr chi sta in terapia intensiva.

Quindi, sentendomi impotente, in un modo che cozza in modo stridente con la mia natura fattiva, decido di chiedere una raccomandazione, usando l’unico canale possibile per arrivare a Dio e alla Madonna, madre anch’essa: Il Papa.

Ma come si scrive al Papa? Ha una mail? Un sito? Instagram?

Ha tutto, ma per fare in modo che lui legga la lettera si devono prendere carta e penna, imbustare e affrancare, e sperare che gliela diano.

Mi consiglio col mio prete di riferimento, Don Gaetano Ceravolo, parroco fino a poco tempo fa del Santuario di Santa Rosalia, e lui mi dà la dritta. Scrivi sulla busta, di lato, che è urgente per un ragazzo ammalato.

Lettera al Papa

Lascio la lettera alle poste (non ci sono più buche in città!) e aspetto e spero.

Pochi giorni fa, nella chiesa di Santa Rita a Sant’Agostino, la nonna di Mauro segue la messa del giovedì, giorno per tradizione, dedicato alla santa. Quando il prete racconta di aver ricevuto una telefonata dal Vescovo allertato dalla Santa Sede: Papa Francesco vuole che le messe di quel giorno vengano dedicate a Mauro. Ce l’ho fatta!

La nonna, immediatamente, lo racconta alla figlia Stefania alla quale avevo confidato di aver chiesto una “raccomandazione” molto in alto e me lo racconta.

La mia emozione mi ha fatto commuovere. Anche se, posso tranquillamente confidarvi, che ero certa che un uomo buono e sensibile come Bergoglio e sempre vicino al popolo, avrebbe fatto qualcosa.

Adesso non si può far altro che aspettare, pregando per chi crede, e rivolgendo pensieri positivi a questo sfortunatissimo ragazzo e alla sua famiglia, Stefania, Giuseppe e Michele, affinché il destino possa essere cambiato, dandogli un’altra chance per riappropriarsi del suo futuro e della sua vita.

La mamma, fra l’altro, mi racconta che moltissimi sconosciuti, torinesi e no, li hanno circondati di attenzioni e di affetto senza lasciarli mai soli e questo li aiuta moltissimo ad andare avanti. C’è una umanità buona oltre a dei sbandati delinquenti.

In bocca al lupo Mauro, e che questo lupo serri le mascelle senza lasciarti cadere per proteggerti e tenerti al sicuro da tutti i pericoli.  

Un pensiero su “Una brutta storia

  1. Maura De Bernart

    רפואה שלמה,
    Mauro …in ebraico: guarigione pronta e completa….che il cielo e i medici veglino su te, sulla tua famiglia, su chi vi vuol bene …

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