Tradizioni
Lo sapevate che il costume di Babbo Natale è rosso perché la Coca Cola ha utilizzato la sua figura per una reclame negli anni 30? Sì, anch’io ci sono rimasta malissimo! Fino a quel momento era rappresentato in svariati colori, con una prevalenza di verde. Poi, dall’avvento della pubblicità della famosa bevanda di Atlanta, tutto è cambiato.
In realtà si fa risalire la sua “nascita” a San Nicola, nato in Turchia nel 300 d.c. Rimasto orfano di una ricchissima famiglia fu allevato in un monastero e a 17 anni divenne uno dei preti più giovani della storia. Si ritiene sia lui il capostipite di colui che porta i doni perché a poco a poco si spogliò delle sue immense ricchezze facendo regali ai bambini più poveri della sua terra. Invecchiando divenne arcivescovo, rifiutandosi di portare i paramenti sacri ma limitandosi ad una lunga barba bianca e ad un cappello rosso. Ogni nazione ha il suo, così ritroviamo Pere Noel in Francia e Father Cristmas in Inghilterra, Weihnachtsmann in Germania e il Grande Padre del cielo in Russia. In America è celebrato come Santa Klaus, abbreviazione di Sanctus Nicolaus.
Con questa curiosità inizia il nostro viaggio nelle tradizioni del Natale nel mondo, non solo come avvenimento religioso che celebra la nascita di Gesù, ma anche come festa pagana fatta di regali, addobbi, luminarie e riunioni familiari e mangerecce.
Pensate che su Babbo Natale scrisse anche Dante in un canto del Purgatorio (XX, 31-33) dove descrive la figura di Nicola, addolorato dal pianto del padre di tre giovani poverissime, impossibilitate a sposarsi perché senza dote. Nicola decise allora di lanciare loro un sacco di monete attraverso una finestra sempre aperta, per tre sere consecutive; la prima e la seconda notte le cose andarono come stabilito, ma la terza sera, Nicola, trovò la finestra chiusa. Allora si arrampicò sul tetto e lanciò il sacco dal camino, cosicché le monete finirono nelle calze delle ragazze stese ad asciugare.
Un altro dei personaggi natalizi della tradizione anglosassone è Rudolph red noise, ovvero, Rudolf naso rosso. Rudolf altri non è se non una renna, che a causa del suo naso rosso veniva sbeffeggiata dalle sue simili. Questo fino a quando Santa Klaus non decise di utilizzarla come capo slitta per far luce nella notte sul cammino fra le nuvole. Così divenne importantissima e molto conosciuta. Spesso, nelle raffigurazioni del Natale si rappresenta l’arrivo della slitta disegnando, semplicemente, un pallino rosso.
Ma il Natale non è tale senza due fondamentali icone della festività: il Presepe e l’abete decorato.
Luciano De Crescenzo, filosofo-ingegnere, o ingegnere-filosofo che dir si voglia, accoppiava questi due modi di esprimere il Natale a due persone diversissime tra loro: come per chi ama fare il bagno invece della doccia.
Chi ama il Presepe, come chi fa il bagno, è un uomo “di cuore”, con molto tempo, pazienza e voglia di intrattenere i rapporti umani, chi preferisce l’albero, come la doccia, è un uomo “di testa”, frettoloso, molto attivo, ma distratto dal proprio vicino.
La parola Presepe significa, letteralmente, “mangiatoia”. Il primo Presepe della cristianità fu creato nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma. Ben presto l’iniziativa piacque tanto che molte altre chiese vi aderirono, gareggiando fra loro adornandolo con pietre preziose, oro, argento e gioielli. Questo era quanto di più distante dal significato della nascita di Gesù, e San Francesco d’Assisi, nel 1224, creò, nel paese di Greccio, la prima Natività come era veramente descritta nella Bibbia, con povere figure, intagliate nel legno, una mangiatoia riempita di paglia come culla, e gli animali veri.
La popolarità del presepe di San Francesco si diffuse in tutto il mondo: in Francia si chiama Crèche, in Germania Krippe, in Spagna e in America Latina Nacimiento.
L’albero di Natale è invece costellato di leggende e dicerie. C’è chi fa risalire la sua origine alle piramidi dell’antico Egitto dove imitava il loro valore propiziatorio. Importato poi nel nord Europa, celebrava il Solstizio d’inverno ed il ritorno del calore di cui l’Egitto era simbolo.
Per altri l’abete rappresenta l’albero della Vita le cui foglie si avvizzirono ad aghi quando Eva colse il frutto proibito e non fiorì più fino alla notte in cui nacque Gesù Bambino. Un’altra leggenda narra che Adamo portò un ramoscello dell’albero del bene e del male con lui dall’Eden. Questo ramoscello più tardi divenne l’abete che fu usato per l’albero di Natale e per la Santa Croce.
La tradizione di addobbarlo cominciò nell’800, con ghirlande e nastri colorati, frutta e candeline. Fu di alcuni commercianti svizzeri l’idea di costruire dei ninnoli di vetro soffiato creati ad hoc per le decorazioni. Per molto tempo l’albero di Natale fu prerogativa dei popoli nordici, fin quando la regina Margherita, moglie di Umberto I°, re d’Italia, ne allestì uno al Quirinale, dimora della famiglia reale. La novità piacque moltissimo e l’albero divenne di casa tra le famiglie italiane e popolarissimo tra i bambini.
Le decorazioni più diffuse sono le palle di vetro colorate ed anche ad esse è legata una leggenda: a Betlemme c’era un artista di strada molto povero che non aveva nemmeno un dono per il Bambino Gesù, così egli andò a rendergli omaggio facendo ciò che sapeva fare meglio, il giocoliere, e lo fece ridere. Questo è il perché ogni anno sull’albero di Natale appendiamo le palle colorate: per ricordarci delle risate di Gesù Bambino.