Geraldina Piazza

Storie di ordinaria illegalità

Carretto siciliano

 

Siamo talmente immersi nella vita di questa città da non renderci conto che Palermo è alla rovescia. Secondo mio marito, che fa l’avvocato, chiunque abbia voglia di intraprendere un’attività illegale, a Palermo lo può fare. È permesso tutto e il contrario di tutto. Sotto gli occhi di tutti, anche di chi dovrebbe far rispettare le regole. L’elenco che farò non ha niente di speciale, non raccoglie né anteprime né esclusive. È tutto verificabile con una semplice passeggiata fra le strade cittadine. Voglio prendere una boccata d’aria: direzione Mondello. Entro in Favorita e una muta di cani randagi mi ricorda che il canile non funziona, che non c’è un pronto soccorso efficiente né un accalappiacani, che, del resto, porterebbe in un lager questi animali che forse, tra un investimento e l’altro, sopravvivono meglio liberi. Del resto, poco prima del vecchio campo ostacoli, c’è una anziana maitresse che li accudisce tra un cliente e l’altro. Clienti scippati a tutte le signorine di colore che, se non racimolano quanto è necessario per tacitare il loro padrone, rapinano violentemente i podisti che, soprattutto sabato e domenica mattina, corrono, invece che sui vialetti a loro destinati, in mezzo alla carreggiata. Rientro in città e vado in centro, nel salotto buono. E ecco che all’ingresso di via Ruggiero Settimo ci accoglie un’installazione di recinti, cartelloni appesi al muro, cucce, trasportini, ciotole con cibo, un trespolo che regge un maxirotolo di carta e un uomo che urla, con voce rauca: “Aiutatemi a aiutarli”! Intorno a lui più di una decina di cuccioli, che salgono e scendono il marciapiede a rischio di spiaccicamento e lui che abbindola adulti e ragazzini mettendogli i cani in braccio e chiedendo come rimborso per vaccini mai fatti e spese mai sostenute cifre che raggiungono anche le centinaia di euro, destinate anche, a suo dire, a un rifugio fantasma. Il tutto sotto gli occhi di una camionetta dei Vigili Urbani che osserva questo gran casino indifferente. Mi piacerebbe, una volta, per prova, posizionarmi all’angolo opposto con un tavolinetto, per fare i tarocchi. Credo che non arriverei a sedermi che sarei già trascinata in questura per accertamenti. Lo ignoro e mi dirigo, con la mia vespa, verso il parcheggio per motorini di Piazza Politeama. Un tizio, con il cappellino, mi indica uno dei posti liberi e mi “autorizza” a metterci la mia vespa. Cerco di ignorare anche lui ma è più difficile perché ti si piazza davanti e ti fa capire che, se non paghi potresti non ritrovare il tuo motorino. Guardo la mia vespa di 38 anni con aria nostalgica…poi torno indietro e decido di cambiare posteggio. Mi chiama un amico: “Mi hanno appena rubato la bicicletta. Mi accompagni al mercato di Ballarò dove le rivendono?” “Come…le rivendono???” “Sì, dice lui, Giovanni se l’è ricomprata per 50 euro la settimana scorsa…lo sanno tutti che se ti rubano la bicicletta lì la puoi ritrovare”. Ma se lo sanno tutti perché la Polizia non ci passa spesso a controllare??? Riprendo la mia Vespa e, gironzolando, mi guardo in giro. Ci sono intere famigliuole senza casco o, in macchina, con i bambini piccoli sulle gambe della mamma seduta davanti. E penso: Ma qualcuno gliel’ha spiegato che se un bambino, cadendo dalla moto batte la testa sullo spigolo del marciapiede muore? E che se li tamponano e esce l’air bag il figlio si fa malissimo??? Probabilmente no, anche perché, nel frattempo il guidatore, tra una cicca sparatami in faccia fuori dal finestrino e il telefonino all’orecchio neanche si è accorto di ciò che gli accade intorno. Decido allora di andare verso casa e percorro via Sciuti e via Terrasanta dove, un popolo di paralitici posteggia in seconda e terza fila, spesso anche a spina di pesce, esattamente DAVANTI, perché dentro non si può, il negozio che intende visitare. Si passa, quindi, uno alla volta col risultato che per fare 500 metri ci impieghi tre semafori e 20 minuti. Giro da via Catania e un camion scarica merce, alle 12.30, occupando metà carreggiata. Nell’altra metà c’è un’auto in seconda fila e si aspetta. Se ti permetti di suonare un energumeno, con un quarto di bue sulla spalla, mette la testa nel tuo abitacolo e, digrignando i denti, urla: “N’amo a buscare u pane”. Ha ragione. Io, che invece, vado a fare le rapine, posso aspettare quanto vuole lui che, invece di rispettare i tempi e gli orari di carico e scarico, fa quello che vuole. Tanto chi controlla? Chi lo multa? Sto per farcela, sono in via Costantino Nigra ma non si arriva a girare perché l’autobus è bloccato all’angolo. Nonostante ci siano molti cartelli che avvisino del divieto di sosta c’è sempre qualcuno che se ne frega. E l’autobus non ha lo spazio per girare. L’autista scende e, finalmente, dopo 10 minuti, arriva una signora con un bambino che è stata in villa a passeggio. Finalmente ci muoviamo e, entrando in via Salinas vedo un signore che, uscendo da villa Trabia, con un grosso cane, si guarda intorno vago mentre il suo peloso spadella, sul marciapiede, una grossa cacca. Naturalmente il cane si rialza, lui guarda avanti e insieme se ne vanno, lasciando per terra qualcosa che verrà pestata da tutti bambini e tutte le mamme che vanno su e giù per questa strada in direzione delle scuole limitrofe. Nessuno fa una multa nonostante davanti la scuola ci siano cartelli molto espliciti per segnalare un disagio ormai vecchio. Ma niente a confronto di quello che lasciano, quasi giornalmente, i cavalli della Polizia che percorrono questa stessa strada. Finalmente ho raggiunto il mio garage. Guardo il cancello e mi viene da piangere. Una macchina sul passo carrabile mi fa capire che la meta in realtà non è così vicina. Suono ma non viene nessuno, nel frattempo una coda si sta formando dietro di me, in una strada in cui non c’è lo spazio nemmeno per una doppia fila. Risuono ma, la coda è arrivata in via La Farina, così sono costretta a rifare il giro: via Domenico Costantino, via Terrasanta, piazza Diodoro Siculo, via La Farina, via Santorre di Santarosa, di nuovo via Costantino Nigra e, infine via Salinas. Ecco! Il passo carrabile è libero. Ce la posso fare…no! L’ascensore è occupato perché il signore del 4° piano ha deciso di caricarlo un pacco alla volta e, entrando e uscendo dal suo appartamento l’intera operazione richiede una decina di minuti. In fondo anche il mio condominio si allinea a questa città. Ma io comincio a non poterne proprio più!

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