Geraldina Piazza

L’attesa

Ci avete mai pensato? Quanti tipi di attesa ci sono…quante forme…che emozioni genera l’attesa?

C’è la “dolce attesa”, lunga, lunghissima, ma vissuta con ansia, gioia, un po’ di malessere se capita, che porta progetti, sogni, aspettative, futuro.

C’è quella di un lavoro, spesso delusa, che ti fa allungare il collo, che ti chiude le strade del futuro, che ti limita i programmi o te li stronca del tutto.

C’è l’attesa in stazione, all’aeroporto, che cambia in funzione di quello che fai, se parti o se attendi qualcuno. Che promette vacanze, luoghi esotici pieni di novità, aspettative, incontri lontani dalla routine quotidiana. Oppure ti fa battere il cuore, spiando con ansia l’aereo che atterra, riportandoti vicino la persona che ami, o l’amico distante.

E l’attesa di un evento? Una festa comandata, una cena importante che deve “riuscire bene”, un matrimonio, una laurea che ti fa trepidare, un compleanno pieno di regali da sbucciare incuriositi…

C’è l’ansia che ti prende quando aspetti l’incertezza: quanto avrò preso nel compito di matematica? Le analisi che risultato daranno? Dovrò operarmi? E questa incertezza ti logora, ti strugge in modo maligno.

Tutto diverso rispetto all’attesa amorosa. Con uno sguardo al telefono e uno all’orologio, alzando la cornetta, di tanto in tanto, per vedere se la linea c’è sempre. O all’appuntamento con l’amato in cui si fantastica su una serata romantica o su una notte di fuoco, sperando che tutto vada come hai sognato aspettando.

C’è anche l’attesa noiosa, da ingannare con un libro o con le cuffiette, ma mai con i giochini del telefono, in coda, per pagare una bolletta o ritirare un documento, o firmare un modulo, oppure per parlare con i professori, a scuola, o con il medico di famiglia, in mezzo a vecchietti tossenti e bambini moccolosi.

Quella che adesso sto vivendo io, di attesa, è sfibrante, ti corrode, ti mangia da dentro, ti toglie il fiato, ma non è mercificabile, non si può cambiare perché l’ingranaggio che la governa non è comandato da me. Io nemmeno arrivo a toccare coi piedi per terra. Mi sento come un granello di polvere che può solo essere stritolato e frammentato in tanti corpuscoli piccoli piccoli, privi di ogni significato. E l’attesa vuol dire speranze, progetti, ipoteche sul futuro, prossimo e a venire, non solo mio, ma di chi mi circonda, di affetto e premure. Vuol dire angoscia, paura, avvolte in una insicurezza emotiva che mi rende fragile come un bicchiere di cristallo, in balia degli eventi come una piuma, sballottolata qua e là, in una tempesta di vento. Che pensa di essere salva se la corrente la porta in alto, facendole scorgere panorami incredibili e la riprecipita in un abisso se la sospinge verso un mulinello di acque buie e profonde.

Ma poi guardi il sole che sorge, il sorriso di tuo figlio, la mano protesa di tuo marito e speri che tutto questo passerà…statio10

7 pensieri su “L’attesa

  1. Gianvera

    Ti siamo vicini, cara, esuberante, strepitosa, vitale, generosa Geraldina, ti auguriamo di spaccare le balate, come tu sai fare e ci riuscirai, ne siamo certi! Siamo tutti con te e con la tua splendida famiglia. ❤️

  2. manuela

    “E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me. E aprirai a volte la finestra, così, per piacere … e i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo. Allora tu dirai” Sì, le stelle mi fanno ridere! “E ti crederanno pazzo. T’avrò fatto un brutto scherzo …”

    Da Il Piccolo Principe di A De Saint Exuperie.

  3. Monica Maria Boccalatte

    Cara Geraldina, l’attesa descritta così mi ha fatto venire un groppo in gola: sono sempre gli affetti il senso della vita e la vita ha senso e speranza grazie agli affetti. Nei tuoi scritti c’è molta poesia… un abbraccio. A presto.

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